La disabilità in età adulta e anziana: una vita indipendente è possibile?
A questa fondamentale domanda ha cercato delle risposte condivise il convegno“Vita indipendente e disabilità in età adulta e anziana”, organizzato da Fondazione Vita Indipendente in collaborazione con il Comune di Modena e il contributo della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna il 18 febbraio 2012 alla Camera di Commercio di Modena. Al centro del convegno vi è stato il tema della disabilità e il ruolo delle istituzioni e dell’associazionismo. Intersezione ha curato la comunicazione e la segreteria organizzativa dell’evento.
Il convegno è stata una bella occasione di discussione pubblica sui temi della disabilità e dell’autonomizzazione delle persone coinvolte. La buona causa di Fondazione Vita Indipendente è proprio questa, e il convegno è stata un’opportunità per diffonderla pubblicamente, oltre ad esprimere la necessità di una raccolta fondi e di una sistematizzazione delle azioni degli attori del welfare.
Il Presidente della Fondazione Benito Toschi ha rilanciato con forza il progetto, raccogliendo l’adesione dei presenti e delle organizzazioni collegate, nel proposito che questo evento abbia un riverbero nel tempo per la costruzione di progetti concreti.
L’Assessore alle politiche sociali, sanitarie e abitative Francesca Maletti ha descritto le parole chiave dell’approccio istituzionale al tema, le priorità e la fotografia dell’esistente, constatando come il territorio modenese sia un’area attrattiva per le famiglie coinvolte data la qualità dei servizi offerti. La risposta è alla globalità della persona e alla sua integrazione e cittadinanza: sanità, trasporti, lavoro, centri socio-occupazionali, soluzioni abitative, erogazioni economiche, sostegno e consulenza, fino al tempo libero. L’investimento del Comune di Modena, dell’Ausl di Modena, delle imprese e del network dell’associazionismo definisce un’area di eccellenza a livello nazionale, uno sforzo più che consistente nel panorama di crisi economica che va a incidere fortemente sullo stato sociale.
Valter Gherardi, Direttore del settore di Medicina Riabilitativa dell’Ausl di Modena, ha sottolineato come ad ogni età del ciclo di vita di una persona corrisponda una modificazione dell’abilità, pur non parlando di disabilità. Distinguendo tra menomazione, disabilità ed handicap ha affermato la necessità di una non distinzione tra diverse abilità: la terminologia è importante e può riflettere la riuscita o meno dell’integrazione sociale. L’ottica è quella dell’empowerment e della valorizzazione della dignità individuale e della visione del diversamente abile come una persona con dei diritti, non come un malato. L’eventuale degenza ospedaliera è integrata con una progettazione anche abitativa (e informatico-domotica) per ottimizzare nuove “abilità” della persona nel proprio domicilio. La palestra-laboratorio dell’ospedale viene concepita come un’appendice del domicilio. È essenziale individuare i setting appropriati per una cultura della non diversità, dell’autonomia e della partecipazione.
L’intervento di Walter Ognibene, residente di Via Marinetti (un complesso dotato di appartamenti domotizzati per disabili e le loro famiglie, inaugurato l’anno scorso dalla Fondazione Vita Indipendente, Unicapi , Comune di Modena e con il contributo della Fondazione CRMO), ha calato nella situazione concreta e quotidiana di un progetto legato all’abitare. Con l’esperienza, ogni giorno, di una nuova sicurezza e di una nuova indipendenza data dalla domotica, si accresce nella persona anche la propria autostima.
Sulla stessa linea è stata la relazione di Gianluca Primon (Anffas di Trento) che ha raccontato il progetto di Casa Satellite, dove la tecnologia permette a un gruppo di ragazze e ragazzi disabili mentali di vivere in modo autonomo, organizzato e sicuro. La casa diventa anche uno strumento educativo, per imparare a rendersi indipendenti e aumentare la propria autostima.
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